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Il caso Camaïeu : l'inizio del declino dell'abbigliamento?

R.jfif

Uno dei fiori all'occhiello dell'industria dell'abbigliamento francese, posto in liquidazione giudiziaria, ha chiuso le sue porte all'inizio di ottobre. 511 negozi chiusi e 2600 dipendenti disoccupati. Questo dimostra quanto il settore dell'abbigliamento stia soffrendo.

L'arrivo della Covid-19 non ha certo aiutato questa azienda a riprendersi, soprattutto durante le ristrettezze economiche, essendo i negozi di abbigliamento classificati come "attività non essenziale" e sottoposti a chiusura obbligatoria.

Anche se la pandemia può sembrare solo un brutto ricordo, non se n'è andata senza conseguenze.

L'inflazione ha costretto i rivenditori ad aumentare i prezzi, il che è negativo per i consumi. La quarantena ha anche cambiato le abitudini dei consumatori, sempre meno interessati a fare acquisti nei negozi.

Gli operatori dell'ultra fast fashion, come Shein, stanno facendo pressione sulla fascia media con i loro abiti alla moda a basso prezzo.

Anche l'arrivo di abiti di seconda mano è in forte crescita. Il mercato dell'usato si è fatto strada grazie alla consapevolezza ecologica e sociale e ai prezzi interessanti,

Il problema della delocalizzazione

Questo fenomeno consiste nel trasferire una o tutte le unità produttive da un Paese all'altro.

Cosa motiva questo trasferimento?

Il costo della manodopera, le normative meno severe in materia di tutela ambientale, di protezione dei lavoratori, ecc.

A partire dagli anni 2000, molte aziende hanno trasferito le loro unità produttive nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto nel Sud-Est asiatico.

Nel 2020, quasi 10 miliardi di capi sono stati importati dalla Francia e 22,3 miliardi dall'Italia. Questo fa di Francia e Italia i maggiori importatori europei di abbigliamento da Paesi terzi.

Ma a quale prezzo?

I lavoratori sono sottoposti a condizioni di lavoro degradanti. Questi uomini, donne e bambini lavorano più di 12 ore al giorno in condizioni disumane per guadagnare un misero salario.

La delocalizzazione e la produzione all'estero comportano una perdita di posti di lavoro nel Paese importatore, ma anche una concorrenza troppo forte che le aziende che decidono di non delocalizzare non sono in grado di gestire.

A livello ambientale, l'importazione di prodotti ha contribuito al sovraconsumo di massa. Compriamo sempre di più, a volte in fretta, e ci stanchiamo sempre più rapidamente, il che significa che l'industria tessile è oggi una delle più inquinanti al mondo secondo l'ONU.

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© 2022 L'industria dell'abbigliamento in Francia e in Italia: Analisi comparata. Lorenza Vittoriano

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